Un tempo le case non avevano un numero ma un nome.
Poteva essere quello della famiglia che vi abitava, di una locanda adiacente, o ancora quello di una pianta o di un albero che si trovava nelle vicinanze.
Furono le esigenze della modernità ad imporre la numerazione civica, facilitando il lavoro dei postini alle prime armi o dei sergenti impegnati nell’acquartieramento delle truppe.
Inizialmente si trattò però di una numerazione progressiva che interessava un intero quartiere, finendo quindi per generare cifre di varie migliaia! A Venezia è così ancora oggi e, fino al 1855, questo sistema era stato mantenuto anche da Genova. Ma i genovesi vollero comunque distinguersi!
Infatti introdussero la separazione tra civici “neri” e “rossi”(utilizzata poi anche a Firenze dal 1938).
Dell’antica numerazione progressiva è sopravvissuto un solo esempio: il “400” del sestiere del Molo sormontato dal moderno “9” di Piazza del Lepre. In effetti il nuovo sistema–almeno sui numeri– permetteva un notevole risparmio!
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