A che ora abiti?
Nella Genova del Duecento, per individuare una qualche località all’interno della città si indicava generalmente la “contrata”, o meglio il “carrubeus”.Tuttavia gli archivi ci hanno lasciato la testimonianza di un’antichissima ripartizione territoriale duodecimale che suddivideva il territorio in dodici segmenti più o meno corrispondenti al quadrante di un orologio. In fondo, non si tratta altro che di una maggiore approssimazione dei quattro quadranti e dell’incrocio tra Cardo e Decumano tipica del mondo romano!
Tuttavia, la cosa curiosa è che nel periodo in cui era adottata gli orologi così come li conosciamo erano molto di là da venire!
Questa forma di coordinate “polari” riguarda indicazioni sparse (non più di una ventina), generalmente riferite a costruzioni ecclesiastiche, ma anche civili (“In ora Clape Olei” – 1230). La suddivisione del territorio genovese partiva da un “umbilicus” universalmente riconosciuto della cui locazione si sa poco e nulla. Infatti non è chiaro quale il punto centrale di riferimento (forse la cattedrale?). Anzi! Potrebbe darsi che siano reminiscenze di un antichissimo uso bizantino, ormai slegato dalla realtà urbana.
Non se ne ha più traccia dopo il 1266: significativamente, poco prima Guglielmo Boccanegra aveva provato a concretizzare un “punto focale” con il grande palazzo sulla Ripa e, per tutta risposta, i genovesi lo avrebbero esiliato di lì a poco. A Genova forse non c’è posto per un “ombilicus” …
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