10 maggio 1937
All’Ospedale del Pammatone una donna è disperata, piange la figlia dodicenne appena morta tra dolori atroci. I medici hanno concluso che è stata avvelenata e hanno chiamato la polizia.
La donna sarebbe sposata, ma tutti sanno che si prostituisce: gli inquirente non vanno quindi per il sottile e la interrogano anche se è ancora sotto shock. Viene immediatamente fuori che il veleno era in un cioccolatino donato alla madre da un suo cliente: doveva essere quindi lei la vittima!
Sono gli anni del fascismo e delle “porte aperte”, non si può permettere che un criminale giri indisturbato. Gli agenti portano quindi la donna, anche se è ancora sconvolta, a “passeggiare” lungo via XX Settembre, dove era solita incontrare i clienti, segnalando l’eventuale passaggio dell’assassino, che difatti sarà arrestato.
Una storia tragica e tristissima, specchio dell’atmosfera di quegli anni, che passerà alla storia come “il delitto del cioccolatino”.