La storia del vetraio e del barbiere
Dalla A di “agenti commissionari” alla Z di “zolfi”, gli annuari pubblicati a Genova tra Ottocento e Novecento ci mostrano una città formicolante di commerci, che non doveva essere poi così distante da quella medievale. Come disse il futuro papa Enea Silvio Piccolomini, a Genova si poteva “acquistare ogni tipo di merce”.
Gli stessi nomi di vicoli e piazzette rimandano spesso a questa vocazione commerciale: cartai, stoppieri, tintori… E proprio nel vico che un tempo era dei tintori, alla fine dell’Ottocento avrebbe aperto la bottega di un vetraio, Edoardo Bottaro, formatosi a Parigi dove il padre, che era sarto, lo aveva mandato a imparare il mestiere.
Edoardo era rimasto invece folgorato dalle meravigliose vetrate di Notre Dame. All’epoca, i vetrai a Genova erano circa una ventina, e proprio ai Bottaro nel 1922 si rivolse Italo Giacalone, per far rinnovare la barberia aperta dal padre in Vico Caprettari cinquant’anni prima. Passano gli anni e la vetreria Bottaro si trasferì in Piazza Cicala: nel 1992 venne incaricata dal FAI del restauro di quella stessa barberia.
Più di un secolo di storia in una vicenda che dimostra una volta di più come le botteghe storiche facciano parte dell’anima di Genova allo stesso modo dei palazzi o della cattedrale.