Nel 1519, Fadrique Enriquez de Ribera, uno dei nobili più illustri di Siviglia, decide di punto in bianco di volersi recare a Gerusalemme in pellegrinaggio. Sul suo diario annota ogni curiosità del suo viaggio e, al ritorno, passa per Genova.
“Ciudad muy hermosa por de fuera” dove tutte le case “son buenas” ma le strade “son angustas”, con case tanto alte da far sì che al piano della strada non arrivi mai il sole. genova in rosa il paradiso delle donne
Abituato al terso cielo andaluso, Fadrique è stupito da Genova, città dove intende fare affari. In particolare desiderava accordarsi con i famosi scultori locali per la realizzazione delle tombe di famiglia. Può quindi sorprendere che nella sua permanenza la cosa che più lo colpisce è il carattere delle donne.
Le genovesi sono “le più libere d’Italia, stanno sempre per la strada parlando con chiunque abbiano voglia di rivolgere la parola, senza preoccuparsi dell’opinione del marito. Stanno in giro fino all’una o le due di notte. Quando cavalcano, lo fanno da sole o assieme ad una vecchia che le segue su di una sedia sistemata sul dorso di un mulo”.
Spendono molto in vestiti, e i mariti provvedono a ogni loro desiderio.
Non c’è che dire: se un secolo prima Enea Silvio Piccolomini aveva definito Genova “paradiso delle donne”, un buon motivo c’era. genova in rosa il paradiso delle donne